Differenziata, vince il Veneto

COMUNI RICICLONI. Sono 1.448 i municipi nella classifica di Legambiente. Riciclano oltre il 50% dei rifiuti. Gli italiani che separano più della metà degli scarti domestici sono 12 milioni. Nel Sud bene Salerno (60%).
I rifiuti non sono né di destra né di sinistra. Così come la raccolta differenziata
. Anche quest’anno quindi la vera differenza nel concorso “Comuni ricicloni” di Legambiente è tra Nord e Sud, con eccezioni (Salerno sempre in vetta) e paradossi. Leone Gargiulo, sindaco del Massa Lubrense (in provincia di Napoli) Comune che differenzia il 68% dei suoi rifiuti, ne è un portavoce: «Siamo un esempio virtuoso in una regione critica, ma è difficile da spiegare ai cittadini che spendiamo 700mila euro l’anno per trasportare l’umido in Puglia» perché mancano gli impianti di compostaggio. È ancora il Settentrione, quindi, a dominare la classifica che quest’anno ha coinvolto 1.488 municipi. Ed è la località Ponte nelle Alpi, in provincia di Belluno, il vincitore assoluto. Dalle loro parti si separa l’87% dei rifiuti prodotti in casa.

A fotografare un’Italia a due velocità sono i dati regionali: il Veneto è in cima alla classifica con una percentuale del 67% delle amministrazioni virtuose sul totale dei comuni, seguito dal Friuli Venezia Giulia con il 34,2%, dalla Lombardia con il 28,8% e dal Piemonte con il 23,9%. Eppure le buone pratiche e le performances di successo si stanno diffondendo anche al Centro Sud. La Sardegna si conferma leader tra le regioni emergenti sulla raccolta differenziata per aver raggiunto a fine 2009 una percentuale regionale del 35% (nel 2002 era ferma al 3%). In Campania sono 84 i Comuni da cui prendere esempio in materia, con Salerno in testa (che supera il 60%), e 7 comuni rappresentano la Sicilia. Spiccano poi le esperienze dei 37 comuni sardi, dei 9 comuni del Lazio, dei 4 calabresi, dei 2 della Basilicata e, per la prima volta, di uno della Puglia (Monteparano, provincia di Taranto). Tanto per dimostrare che i colori della politica non c’entrano, l’assessore all’Ambiente della Lombardia, il leghista Daniele Belotti, ha ammonito: «Daremo una stangata a chiunque abbandona i sacchetti in strada». La verità ovviamente è un po’ più complessa: gli ostacoli ce li ricorda Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente: «Per rientrare nei parametri imposti dalla direttiva europea del 2008, che prevede un obiettivo del 50% del riciclaggio dei rifiuti, dovremmo iniziare subito a ridurre i nostri scarti». Ovvero diminuire gli imballaggi (di cui è aumentata la raccolta del 23% nel 2009) e recuperare materiali come carta, plastica, metallo e legno. Senza dimenticare i rifiuti elettrici ed elettronici (Raee) che d’ora potremo consegnare al rivenditore al momento dell’acquisto del nuovo elettrodomestico. E l’umido che fine fa? «Nel nostro Paese mancano gli impianti organico digestori anaerobici e aprire discariche è ancora troppo conveniente, bisognerebbe aumentarne il costo», continua Ciafani che sull’attuale emergenza rifiuti a Palermo commenta duro: «Dichiarare lo stato d’emergenza nel capoluogo siciliano non è una soluzione se si tratta di aspettare ancora tempi lunghi in attesa poi di costruire i tre mega inceneritori, previsti dal ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo». Ma Palermo non è l’unica ad essere in difficoltà. Il tasso di differenziata a Milano, Torino, Firenze, Bologna, e Roma non raggiunge il 50 per cento (nella Capitale è fermo al 13), le grandi città non meritano di entrare nella classifica dei Ricicloni. La raccolta porta a porta stenta a decollare. E pensare, sottolinea il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, «che ben 420 comuni italiani hanno firmato il patto dei sindaci europei per il clima», tra i cui obiettivi c’è la riduzione del 20% delle emissioni di CO2 entro il 2020. L’Italia dei buoni propositi è sempre in prima linea, «il problema è mantenerli», Tra questi bisogna annoverare i 150 Comuni (più Torino, fresca di ordinanza) che hanno disposto la messa al bando delle buste di plastica. La soluzione esiste già, bisogna solo adeguarsi: largo ai sacchetti biodegradabili fatti di amido di mais.
Fonte :www.terranews.it di Susan Dabbous

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